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Tassa patrimoniale: come funziona e perché se ne parla

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Negli ultimi mesi, si è tornati a parlare di tassa patrimoniale. Diversi politici si sono dimostrati a favore di una patrimoniale che colpisca il conto corrente. Il concetto è questo: chi ha di più deve dare di più in un momento di crisi economica. 

Tasse come la patrimoniale, introdotte in seguito alle due Guerre mondiali, hanno l’obiettivo di equità sociale generale o di carattere emergenziale. La patrimoniale colpisce il patrimonio, mobile e immobile (denaro, azioni, case, valori preziosi, obbligazioni), di persone fisiche e giuridiche. Può essere fissa o variabile.

Negli ultimi mesi, dato il periodo di crisi, il governo ha escluso l’introduzione della tassa patrimoniale in quanto rischia di scoraggiare gli investimenti in Italia.

In seguito, la questione è rispuntata fuori con un emendamento proposto nella Manovra fiscale 2021. Con questo emendamento hanno proposto un’imposta diretta sui grandi patrimoni (oltre i 500mila euro). La proposta è stata bocciata: i firmatari hanno ritirato l’emendamento.

Il capitolo patrimoniale è definitivamente chiuso o no? 

Si penserà ad una via di prelievi forzosi sui conti correnti degli italiani o ad altri sistemi per recuperare risorse e superare la crisi? E’ ancora presto per dirlo e, intanto, spunta la patrimoniale occulta.

Tassa patrimoniale: la proposta bocciata di Fratoianni e Orfini

La proposta prevedeva una tassa patrimoniale pronta a colpire patrimoni elevati secondo uno schema di aliquota crescente ovvero:

  • 0,2% su patrimoni compresi tra 500mila e un milione di euro;
  • 0,5% su patrimoni superiori al milione di euro fino a 5 milioni;
  • 1% su patrimoni superiori a 5 milioni di euro fino a 50 milioni;
  • 2% su patrimoni superiori a 50 milioni di euro.

Si è ipotizzato di recuperare risorse per 16 miliardi di euro con l’intenzione di raccogliere risorse per cancellare l’Imu e l’imposta di bollo sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli.

L’emendamento prevedeva multe dal 3% al 15% sull’importo di patrimoni esteri “suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia” non dichiarati.

Tassa patrimoniale, prelievi forzosi o forme volontarie di investimento?

Per fare cassa in un periodo di particolare crisi economica, qualcuno potrebbe pensare ad un prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani. Successe nel 1992 con Giuliano Amato e il solo pensiero fa tremare tutti.

L’ipotesi più ragionevole arriva dal viceministro all’Economia Pier Paolo Baretta, che ha smentito l’eventualità di introdurre una patrimoniale. La sua idea è mobilitare l’intero Paese in forma volontaria, attirando il risparmio in canali d’investimento virtuosi, con maggiori garanzie.

Sarebbe la cosa più giusta da fare per far ripartire l’economia: stimolare gli investimenti senza pensare a prelievi forzosi, tasse e tributi.

Le patrimoniali ‘nascoste’ in Italia

Si possono considerare ‘patrimoniali nascoste‘ l’estensione dell’Ici-Imu sull’abitazione principale decisa nel 2012 dal governo Monti, l’imposta di bollo sulle attività finanziarie, la reintroduzione dell’imposta di successione.

La Cgia di Mestre individua almeno una quindicina di patrimoniali in Italia che, solo nel 2017, hanno generato circa 46 miliardi di euro, tra cui:

  • imposte sugli immobili (21,8 miliardi di euro),
  • bollo auto (6,7 miliardi),
  • imposta di bollo (6,3 miliardi),
  • imposta di registro e sostitutiva (5,3 miliardi).

Il possibile arrivo di una patrimoniale occulta sulla casa

Di recente, la Banca d’Italia ha suggerito di spostare la pressione fiscale dal lavoro (Irpef) agli immobili e non solo (sulla ricchezza). Secondo Bankitalia la patrimoniale consente di redistribuire la ricchezza incentivandone gli impieghi produttivi. Porterebbe, però, effetti negativi sul tasso di risparmio ed un incremento del costo del capitale per le imprese.

In più, è stato presentato (e depositato in Commissione Finanze) una proposta di legge che prevede la revisione delle rendite in base ai mq (non più sui vani) degli immobili ed alla loro ubicazione. In pratica, il progetto di legge intende riformare il Catasto.

Potrebbe arrivare una patrimoniale occulta sui beni immobili degli italiani per livellare i contributi dei cittadini senza intaccare l’introito complessivo per lo Stato (circa 41 miliardi).